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Conferenza sul tema “25 anni dalla rivoluzione di velluto”

(This article expired 11.12.2015 / 01:00.)

Il 26. 11. L’Ambasciata della Repubblica Ceca a Roma in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica Slovacca a Roma e l’Istituto di Luigi Sturzo ha organizzato la conferenza sul tema „25 anni dalla rivoluzione di velluto“. La conferenza si è tenuta nella sala di rappresentanza della sede dell’Istituto  nel rinascimentale Palazzo Baldassini al centro di Roma. Moderatore della conferenza è stato l’ambasciatore italiano L. V. Ferraris. Un saluto ed un ricordo personale della storia cecoslovacca  ha rivolto ai presenti anche il segretario generale dell’Istituto G. Sangiorgi. Per la Repubblica Ceca hanno partecipato come ospiti principali della serata il giornalista, politico, ex ambasciatore e attualmente responsabile per il rapporti con i connazionali all’estero del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Ceca K. Kühnl, per la Repubblica Slovacca il politico e ex leader rivoluzionario J. Budaj e per la Repubblica Italiana l’ex Ministro degli Affari Esteri  E. Bonino, nota per il suo duraturo ed attivo impegno per la difesa dei diritti umani, ivi compreso il sostegno dei dissidenti nei Paesi dell’ex blocco comunista.
 

Velluto 1

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K. Kühnl nel suo discorso ha fornito la propria visione degli eventi dell’autunno 1989 nella Cecoslovacchia ed ha offerto la sua riflessione su cosa era secondo lui il maggiore successo e allo stesso momento anche l’„insuccesso“ della  „rivoluzione di velluto“: „il divorzio di velluto“ delle Repubbliche Ceca e Slovacca. Egli pensa che attualmente i rapporti tra le Repubbliche Ceca e Slovacca aspirano ad essere l’esempio di miglior rapporto tra i due Paesi Europei.  La Repubblica Slovacca in alcuni settori ha registrato uno sviluppo più accelerato rispetto alla Repubblica Ceca e la Repubblica Ceca può oggi anche imparare qualche cosa dalla Repubblica Slovacca.

                J. Budaj ha descritto la nascita e la composizione  del movimento slovacco di opposizione che poi è sfociato nel Pubblico contro la violenza. Ha anche parlato del decorso della „rivoluzione gentile“ in Slovacchia. Ha ricordato i suoi incontri con A. Dubček e si è espresso sul ruolo di Dubček nel periodo post rivoluzione ed anche sulla disgregazione della Cecoslovacchia.

                E. Bonino ha ricordato come membro del Partito Radicale la sua lotta contro i regimi totalitari ed i suoi incontri con V. Havel – vista la sua età non fece parte della cd. generazione del 1968, ma piuttosto „post 1977“. Ha parafrasato le parole di Havel del famoso discorso di fronte al Congresso degli Stati Uniti ed ha sottolineato assieme a lui quanto la democrazia non sia un evento statico bensì un processo ed in tale processo dell’ulteriore approfondimento della democrazia non possono fermarsi nemmeno le democrazie sviluppate. La relatrice ha cercato il parallelo tra la caduta del comunismo nei Paesi dell’Europa dell’Est attorno all’anno 1989 e la cd. „Primavera araba“, che però preferisce chiamare  processo di  democratizzazione dei Paesi del Mediterraneo, al cui sostegno si dedica negli ultimi anni.  Importante è trarre lezioni dal passato. Per questo motivo ha cercato di collegare la generazione dei rivoluzionari dell’Europa dell’Est con i giovani nei Paesi Arabi. Rispetto agli Europei dell’Est, i giovani Arabi hanno un handicap: non dispongono di un agglomerato regionale del tipo dell’Unione Europea, che ha avuto nel successo delle rivoluzioni e nella successiva trasformazione democratica dei Paesi dell’ex blocco comunista, secondo E. Bonino, il ruolo chiave. Lei infatti crede che l’obiettivo dei movimenti civici nell’Europa Centrorientale è stato rappresentato, non solo dall‘ideale della  democratizzazione,  ma anche dal ritorno all’Europa occidentale libera, rappresentata dall’UE. La relatrice ha sottolineato l’inestimabile significato dell‘integrazione europea per lo sviluppo democratico in Europa e nei suoi più stretti dintorni.

Ha concluso la conferenza lo storico ceco-italiano e professore dell’Università di Chieti F. Caccamo, che si focalizza sulla recente storia cecoslovacca. Egli ha concluso la conferenza esponendo uno  sguardo storico critico, condito da ricordi personali. Ha tentato di spiegare al pubblico italiano che l’idea del comunismo riformista non può essere idealizzata: il regime comunista cecoslovacco è stato ed è rimasto totalitario e irriformabile. Il regime comunista cecoslovacco è stato in generale uno dei più rigidi in tutto il blocco socialista, interamente dipendente dall‘URSS. Lo ha illustrato inoltre anche l’atteggiamento che la dirigenza del Partito Comunista Cecoslovacco ha assunto nei confronti della Perestrojka: nell’allora Cecoslovacchia si è esaurita nell’introduzione, fatta a malavoglia,  di alcuni formali cambiamenti nella direzione del PCC, mentre era evidente che la gente chiedeva molto di più. Nella seconda metà degli anni 80 si è riattivato il movimento di opposizione ivi compreso il coinvolgimento  della cosiddetta - fino a quell'epoca - zona grigia della popolazione, che preparava il campo per il movimento rivoluzionario del 1989.

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