P. Adam Žak, S.J.

 

IL RUOLO DELLA CHIESA CATTOLICA

NEL PROCESSO DEL CAMBIO

DI REGIME DELL'EUROPA CENTRALE E DELL'INTEGRAZIONE EUROPEA (1) .

UNA RIFLESSIONA SUL CASO DELLA POLONIA

 

P. Adam Żak, S.J. (2)

 

    A prima vista si può aver l'impressione che il tema della conferenza tocca due argomenti distinti: quello del cambio di regime comunista e quello dell'integrazione europea. Certamente, sono argomenti e eventi distinti però anche interconnessi. Il primo compito sarà dunque quello di provare a precisare soprattutto l'interconnessione tra gli eventi intesi sotto il nome sommario del cambio di regime e dell'integrazione europea. E dobbiamo farlo tenendo presente che vogliamo comprendere il ruolo della Chiesa cattolica in Polonia in questi eventi.

    I. Il processo dell'integrazione europea nelle forme istituzionali note come Mercato Comune, Comunità Europea e finalmente l'Unione Europea è contemporaneo all'instaurarsi dei regimi comunisti nell'Europa Centrale. Il successo dell'integrazione Europea mi sembra uno dei fattori non indifferenti che ha condizionato il blocco sovietico che s'è visto confrontato da un vicinato con cui non era in grado di competere su tutti i piani: da quello economico a quello culturale. Per i cittadini dei paesi del blocco l'Europa Occidentale è stata uno dei punti di riferimento più importanti per le loro aspirazioni politiche, culturali ed economiche. Senza voler - né poter - entrare nei dettagli credo che si può affermare che la Chiesa cattolica sia attraverso i suoi membri attivi nella fondazione e nello sviluppo istituzionale dell'integrazione europea sia attraverso pronunciamenti di carattere ufficiale ha svolto e svolge un ruolo altamente positivo. (3)

    La Chiesa influenza l'integrazione e a sua volta è da essa influenzata. La presenza attiva della Chiesa nel processo dell'integrazione non è una presenza comoda né facile in quanto è unita a un profondo processo di ripensamento della sua presenza nel mondo che ha trovato la sua espressione più autorevole nel Concilio Vaticano II. Uno dei non secondari fattori della disintegrazione del vecchio continente mi sembra l'ostilità instauratasi tra tante espressioni della modernità e la Chiesa. Il Concilio ha scelto la via del dialogo e non più quella del confronto. La Chiesa riflettendo sulla sua esperienza da un lato recepisce, riscopre come propri e si riappropria alcuni valori fondamentali che da qualche tempo sembrava percepire come minacciosi per la sua missione. Prende corpo il processo di superamento delle vecchie linee di divisione.

    Come l'esempio della profondità della volontà della Chiesa di contribuire alla riconciliazione con la modernità cito soltanto i concetti della libertà religiosa, dei diritti umani, della dignità della persona umana. Sul piano più specificamente religioso basti menzionare l'ecumenismo.

    Dall'altro lato la Chiesa scopre che i germi della disintegrazione, della crisi dell'Europa sono stati seminati con la prima evangelizzazione del continente. Sembra che insieme al Vangelo è stato seminato anche il seme dell'individualismo presente nella cultura greco-romana. Inoltre da un certo momento l'evangelizzazione s'è ampiamente servita del conformismo politico sia nell'espansione della cristianitas a nuovi popoli sia nell'approfittare dei privilegi della religione di stato. La Chiesa rinunciando ai privilegi, sviluppando intensamente l'insegnamento e l'apostolato sociale, promovendo l'ecumenismo e praticando il dialogo con il mondo è divenuta protagonista del processo dell'integrazione dell'Europa. La voce critica che essa continua ad alzare nei confronti di certi processi o correnti presenti anche massicciamente in Europa non è una voce di chi assume una posizione comoda di critico esterno, ma di chi si pensa all'interno di un processo e vuole dare un impulso a una ricerca delle dimensioni più profonde dell'integrazione, e contribuire alla ricerca dell'identità del continente.

    Queste considerazioni mi sembrano di una certa importanza per comprendere il ruolo che la Chiesa cattolica in Polonia ha avuto nel cambio del regime e che ha nel processo dell'integrazione europea a cui la Polonia partecipa.

    II. Per fare un passo avanti nelle nostre considerazioni dobbiamo tener presente una circostanza molto importante. Il contributo del cattolicesimo polacco all'Europa è innanzitutto il contributo alla liberazione della Polonia dal regime comunista. La caduta del comunismo in Polonia ha avuto - come si riconosce da più parti - enormi conseguenze per tutta l'Europa. Perciò la risposta alla domanda sul ruolo della Chiesa nella caduta del comunismo in Polonia ci aiuterà a comprendere il contributo, le attese e le sfide che stanno davanti alla Chiesa in Polonia per quanto riguarda il processo dell'integrazione europea.

    Indicando sopra la correlazione tra il processo dell'integrazione dell'Europa e gli sviluppi interni al cattolicesimo dobbiamo subito dire che in buona parte è stata la Chiesa  che ha trasmesso alla Polonia i migliori impulsi di questi processi per mezzo del Concilio. Una lettura attenta delle lettere pastorali dei vescovi polacchi permette di percepire chiaramente un cambiamento di linguaggio spiegabile solo con l'influsso dell'evento Romano. L'esempio più eloquente riguarda secondo me la questione dei diritti umani. Intorno alla metà degli anni 60 cambia la prospettiva. La rivendicazione dei diritti della Chiesa viene collocata nella prospettiva dei diritti dell'uomo. Ciò a poco a poco convince molti, che la Chiesa non rivendica i privilegi per se stessa ma che sinceramente e con convinzione reclama i diritti di tutti. Essa diventa voce della società civile, interpretando le sue più profonde aspirazioni, senza però smettere di parlare anche criticamente alla società polacca. La difesa della fede minacciata dall'ateismo di stato diventa infatti un impegno per la giustizia, un impegno per la società civile, per la dignità dell'uomo e della nazione. Così vengono messe le fondamenta per la crescente fiducia di vari ambienti culturali verso la Chiesa e per le collaborazioni rese possibili sotto l'ombrello della Chiesa. Sempre più numerosi ambienti venivano raggiunti dall'irradiamento del Vangelo e vi si avvicinano con un senso creativo. Tutto ciò contribuiva a formare l'ethos di solidarietà e prepara l'avvento di Solidarnośč.

    Vorrei menzionare soprattutto due componenti di questo ethos che si andava formando. Da una parte si tratta d'una scelta totalmente intenzionale di via non-violenta verso la liberazione che conteneva la rinuncia alla vendetta e la fondamentale prontezza a perdonare. Dall'altra parte si verificava la fondamentale apertura dei cristiani a collaborare con l'opposizione motivata non cristianamente. Questi due elementi mi sembrano essenziali per comprendere la via polacca al cambio del regime e alla partecipazione al processo dell'integrazione europea.

    L'incontro che è avvenuto in quel tempo tra gli eredi liberali dell'illuminismo e molti cristiani ha da un lato scosso il pregiudizio illuminista secondo cui la Chiesa cristiana è per sua essenza una forza reazionaria, e dall'altra parte metteva in questione il sospetto diffuso tra i cristiani che la gente di quella origine culturale siano nemici a cui manca il senso di morale. Questo incontro non era superficiale. Esso mise in luce  una comunanza inaspettata e lasciò sorgere da entrambe le parti un uomo-tipo che vede la sua vocazione nel proporre una nuova base di vita sociale sorta dalla collaborazione e dalla comunanza nel dialogo .

    Contribuendo in modo determinante al formarsi di questo ethos la Chiesa cattolica in Polonia ha potuto influire fortemente sul processo della presa di coscienza della società polacca che da oggetto diventa soggetto della propria storia. Come già ho detto, quest'influsso è stato possibile grazie alla lenta ma efficace recezione dei fondamentali concetti del Concilio Vaticano II.

    III. C'è però un'altra ancora condizione di possibilità di questo influsso decisivo per il crollo del comunismo. Si tratta di un'esperienza storica. Tra la Chiesa e la società polacca, nella quale essa ha svolto la sua missione s'è creata una "comunanza di destino", per dirla in tedesco una Schicksalsgemeinschaft, che è stata cementata dall'ingiustizia sopportata. La "comunanza di destino" non è questione di ultimi 60 anni. Essa s'è formata ed espressa negli ultimi duecento anni ed ha determinato l'efficacia dell'influsso sugli sviluppi nella società polacca. Grazie ad essa la Chiesa ha potuto impiantare in mezzo alla società una visione dell'uomo, un ethos del Vangelo che ha determinato la possibilità di cambio sociale senza ricorrere alla violenza rivoluzionaria. Questo, secondo me, è il contributo più importante che la Chiesa ha dato alla democratizzazione della società polacca e con ciò al processo dell'allargamento dell'integrazione europea a nuovi popoli.

    IV. C'è ancora una cosa da notare, che è molto importante per capire com'è stato possibile questo contributo. Si tratta del fatto che la Chiesa non ha mai pensato a se stessa come a una forza politica, che avrebbe cercato di prendere il potere nello stato. Conseguentemente essa non ha preso parte alla lotta per il potere. Il fatto, che la Chiesa non aveva ambizioni d'arrivare al potere politico ha permesso che essa nei momenti decisivi della storia politica del dopoguerra ha potuto svolgere il ruolo di mediazione. Come mediatrice godeva della fiducia della società polacca. La Chiesa però non usava questa fiducia per preparare una rivoluzione nell'usuale senso della parola. Essa mirava alla ricostituzione della dignità dell'uomo che è stato umiliato come cittadino e come lavoratore.

    Era una convinzione di fondo della modernità illuminata che la religione cristiana è per sua natura una forza reazionaria, che frena il progresso. I comunisti tentarono di convincere di questo i cristiani nei paesi da loro governati con tutti i mezzi. Una delle importanti acquisizioni dell'analisi del ruolo svolto dalla Chiesa in Polonia è che il cristianesimo si dimostrò bene preparato a resistere alla pretesa totalitaria del comunismo a differenza di un certo tipo di Weltanschaung razionalista-illuminista, che - secondo un'importante rappresentante della corrente liberale e laica in Polonia, Adam Michnik - si dimostrava impotente nei confronti con il fascismo e il comunismo. (4) Perciò il crescente influsso delle idee comuniste in Europa occidentale diventava sempre più incomprensibile non solo ai cristiani polacchi ma anche alla sinistra liberale e laica in Polonia.

    C'è da precisare ancora che il ruolo svolto dalla Chiesa cattolica non si esauriva nell'opposizione e nella resistenza. La stessa opposizione al marxismo non era mera negazione. Essa era fondata nell'affermazione e nella confessione dei propri valori fondamentali. I cristiani reagivano all'ingiustizia con il perdono, con prontezza al dialogo, con una chiara rinuncia alla violenza. Con questo presentarono uno stile cui significato deve ancora essere scoperto sia dai liberali che dai cristiani stessi, perché l'impulso dato alla caduta del regime e all'allargamento del processo integrativo possa sviluppare tutta la sua forza propulsiva per il bene del continente.

 

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(1) Intervento durante la conferenza organizzata dall'Ambasciata d'Ungheria presso la Santa Sede, dall'Accademia d'Ungheria a Roma e dal Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese (12 maggio 2004, ore 15.00) all'Accademia d'Ungheria a Roma (Palazzo Falconieri),Via Giulia 1.

(2) Per trovare altri testi dell'Autore in polacco e in tedesco su temi affini si veda i sito web: www.cyf-kr.edu.pl/~zjzak/

(3) L'ha presentato nella relazione d'apertura il Card. Jean-Luis Tauran. Altri relatori si rifacevano alle motivazioni cristiane di alcuni padri fondatori dell'Europa unita.

(4) Kościól - prawica - monolog albo ludzie podwójnego wyzwania, in: Gazeta Wyborca del 27 e 28 marzo 1993, p.13